Descrizione
TangKa tibetano raffigurante Dzambhala, dio della prosperità e della ricchezza. Il suo stesso nome
ne descrive il ruolo, è infatti composto da “Dzam” (divinità), Bhah (prosperità) e “La” (verso
l’onore).
Dzambhala, o Jambala, fa parte della famiglia dei 5 Kubera, e i suoi devoti sono protetti dalla buona fortuna, perseguono intelligenza e colgono l’illusione tra benessere spirituale e materiale. È sempre raffigurato con un corpo piccolo e un ventre prominente, la sua pelle è dorata e sulla testa indossa una corona preziosa. La mano sinistra stringe una mangusta, anch’essa simbolo di ricchezza materiale e spirituale. La mano destra invece impugna quello che in sanscrito è chiamato cintamani, un simbolo che nel buddhismo è pari alla pietra filosofale. Siede su un leone di montagna, a sua volta appoggiato ad un loto.
Nel dipinto sono richiamati molti altri simboli tradizionali, dai gioielli che rappresentano Buddha, il Dharma e il Sangha; alla vegetazione che vede in primo piano l’erba Durva, cuscino su cui si sedette a riposare il Buddha Sakyamuni, o i frutti bilva simbolo delle azioni giuste.
Ogni Tangka racchiude in sé una quantità innumerevole di significati e nel corso di centinaia di anni i pittori monaci non hanno fatto altro che studiare, approfondire e replicare le opere del passato. Questo dipinto è stato eseguito dall’artista vivente NyangBon, uno degli artisti più esperti tra i monaci della scuola “The Regong Thangka” fondata 700 anni fa ad Huangnan (in tibetano Rma-lho Bod-rigs rang-skyong-khu), una prefettura autonoma tibetana della provincia del Qinghai. Ogni pittore deve studiare l’immenso mondo della simbologia buddhista, in ogni sua declinazione, per poi dipingere con consapevolezza.
Dzambhala, o Jambala, fa parte della famiglia dei 5 Kubera, e i suoi devoti sono protetti dalla buona fortuna, perseguono intelligenza e colgono l’illusione tra benessere spirituale e materiale. È sempre raffigurato con un corpo piccolo e un ventre prominente, la sua pelle è dorata e sulla testa indossa una corona preziosa. La mano sinistra stringe una mangusta, anch’essa simbolo di ricchezza materiale e spirituale. La mano destra invece impugna quello che in sanscrito è chiamato cintamani, un simbolo che nel buddhismo è pari alla pietra filosofale. Siede su un leone di montagna, a sua volta appoggiato ad un loto.
Nel dipinto sono richiamati molti altri simboli tradizionali, dai gioielli che rappresentano Buddha, il Dharma e il Sangha; alla vegetazione che vede in primo piano l’erba Durva, cuscino su cui si sedette a riposare il Buddha Sakyamuni, o i frutti bilva simbolo delle azioni giuste.
Ogni Tangka racchiude in sé una quantità innumerevole di significati e nel corso di centinaia di anni i pittori monaci non hanno fatto altro che studiare, approfondire e replicare le opere del passato. Questo dipinto è stato eseguito dall’artista vivente NyangBon, uno degli artisti più esperti tra i monaci della scuola “The Regong Thangka” fondata 700 anni fa ad Huangnan (in tibetano Rma-lho Bod-rigs rang-skyong-khu), una prefettura autonoma tibetana della provincia del Qinghai. Ogni pittore deve studiare l’immenso mondo della simbologia buddhista, in ogni sua declinazione, per poi dipingere con consapevolezza.
Scheda prodotto
Misure | H. 70 cm - L. 55 cm - P. - cm |
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Tecnica | pittura |
Materiale | Tempera su tela |
Anno | XX Secolo |
Nazione | Tibet |
Provenienza | accademia tibetana “The Regong Thangka” |
Brand | Yabai |